Per questa operazione non sono necessari panni, swiffwer o aspiratori. Bando a tutto ciò che è reale e pertinente alle pulizie domestiche, parliamo invece di quanto tempo dedichiamo a “tenere in ordine” la nostra libreria, i nostri scaffali, le suppellettili di casa o i complementi che soggiornano sui mobili di casa nostra.
Spesso accade che un oggetto venga “dimenticato” in un angolo nascosto di una mensola, un candelabro ha una sua posizione sul comò, un orologio appoggiato sulla scrivania, un portafoto nella libreria, i libri poi non vengono mai spostati, occupano sempre la stessa posizione sulle mensole o dentro la libreria.
Tutto appare così statico, eternamente immobile che quasi ne dimentichiamo l’esistenza. Se questo, da un lato, può far pensare ad un apparente risparmio di tempo in quanto sappiamo esattamente dove è ubicato, dall’altro può portare noia e senso di soffocamento in quanto la realtà quotidiana che ci circonda pare essere monotona e monotono, senza vita, senza vibrazione, senza diversità o cambiamento.
Vaghiamo tra le nostre quattro mura e abbiamo la sensazione di noia, di estraneità se non addirittura di repulsione.
Se non spostiamo mai nulla, se lasciamo le cose al loro posto o i libri nella libreria per molti anni senza mai prenderci cura della loro disposizione o di una nuova disposizione, allora è del tutto normale che ci sentiamo estranei in un ambiente che resta immobile, quando magari noi siamo cambiati. Allora è il momento: spolveriamo la libreria. Cambiamo disposizione agli oggetti sulle mensole. Spostiamo un quadro, una cornice, un orologio, un divano e diamo nuova luce al nostro ambiente.
Ricordiamoci che le emozioni vibrano in corpi vivi.
Ricordiamoci che noi siamo vivi e in perpetuo cambiamento.
Allora perché la nostra casa non dovrebbe cambiare?
I nostri arredi, i nostri libri, non sono e non devono restare in una stessa posizione per troppo tempo. Gli oggetti che restano dimenticati per anni finiscono per influire negativamente sul nostro quotidiano, ci fanno sentire inermi e ci spingono alla passività.
I cambiamenti, anche se a basso costo e facilmente realizzabili ci faranno sentire meglio, ci faranno sentire “rinati” insieme alla loro nuova collocazione.