Il rosa è il colore dell’infanzia e spesso del femminile.
Per lungo tempo, il rosa è stato un colore con caratteristiche prettamente maschili, dal momento che in tutte le culture il rosso rappresenta la forza e la carica vitale dell’uomo, per cui il rosa ne era un suo simbolo, ma con quel tocco di purezza e spiritualità tipici del bianco. Solo di recente il rosa è diventato il colore delle bambine, mentre per i bambini si è scelto l’azzurro. Da recenti studi è emerso che i bambini sotto i tre anni (maschi e femmine) sono attratti dal rosso e dal rosa senza alcuna distinzione fra i due sessi.
Il rosa nella sua sfumatura più chiara ha una capacità fortemente rilassante, energetica e antidepressiva: si dice che sia quasi impossibile essere tristi o arrabbiati in presenza di forti concentrazioni di questo colore. Il rosa shock, ovvero il rosa con un’alta concentrazione di rosso, è una tinta molto vibrante e accattivante ed è per questo utilizzato spesso in campo pubblicitario.
E’ un colore che vive male i compromessi; il rosa ha la particolarità di essere odiato o amato. Il suo significato rimanda all’idea di perfezione, l’utilizzo del rosa si lega a scelte non casuali, non è mai in sostituzione di un altro colore.
La tipicità del rosa, in quanto colore che rimanda alla sfera femminile, non è sufficiente a farlo amare da tutte le donne, in quanto l’accettazione del rosa in età adulta dipende spesso dalla sua presenza o assenza nell’infanzia e nell’adolescenza. Studi di una certa importanza hanno evidenziato che si diventa avidi di rosa quando questo colore non ha accompagnato lo sviluppo della femminilità in età adolescenziale. In questi casi, il rosa tende a recuperare il passato, riproponendolo come soluzione possibile al bisogno di delicatezza e femminilità. La sua natura fortemente simbolica lo colloca al di fuori delle scelte istintive.
Il rosa calma le nostre energie emozionali, allevia i sentimenti di rabbia, aggressione, risentimento, abbandono e rifiuto. Per questi suoi effetti diretti sul nostro sistema nervoso è stato utilizzato con successo in alcuni carceri su detenuti molto aggressivi che, fatti entrare in stanze rosa, hanno attenuato i loro istinti aggressivi. In questi casi, la scelta della tonalità rosa è fondamentale, in quanto una tonalità con un quantitativo di rosso o di rosa intenso, si sentono stimolati ancora di più a manifestare la loro aggressività contro sé stessi e gli altri.
Simbolo della capacità di dare e ricevere amore, il colore rosa conferisce passione e vitalità nell’amore per gli altri e per sé stessi. Questo colore, simboleggia anche la capacità di aprirsi verso il prossimo in un continuo ed equilibrato scambio tra il dare e il ricevere; infonde inoltre la capacità del perdono ed esprime il reciproco bisogno di dare e ricevere tenerezza.
Nella maggior parte dei paesi occidentali si ha l’usanza, sorta in epoca successiva alla I Guerra Mondiale, di appendere un fiocco rosa sulla porta di casa quando nasce una bambina, anche se in certe provincie dell’Italia e della Spagna si usa al suo posto il rosso. Bizzarro è pensare che per secoli invece il rosa, in quanto sfumatura di rosso, non è stato considerato un colore “femminile”. Anche oggi comunque non sempre ha questa connotazione tant’è che ad esempio il vincitore del giro d’Italia, simbolo di forza fisica e di virilità, indossa una maglietta rosa. Anche il buffo personaggio della Pantera Rosa, nato come sigla dei film polizieschi che portano il suo nome e da cui in seguito si è ispirata la serie di cartoni animati, vede come protagonista appunto una pantera rosa pasticciona ma che di femminile non ha nulla.
Il rosa può anche essere associato all’infanzia, all’innocenza, all’amore, alla dedizione totale, all’aiuto verso il prossimo, alla sensibilità, al fascino e alla raffinatezza.
In Occidente è un colore positivo che evoca un senso di tranquillità e di ottimismo.
Nella simbologia cristiana indica la gioia e la felicità.
In tempi recenti, ma ora non più, il rosa è stato usato per indicare l’omosessualità con intento denigratorio.
In Oriente la simbologia è diversa, ad esempio in Giappone rappresenta l’odio.
È possibile constatare che nelle storie per bambini la figura del maiale sia sempre rosa, anche se in natura il manto di questo animale può avere anche altre colorazioni. Esemplificativi sono i maialini rosa dei personaggi di Peppa Pig e Babe.
Solo con l’avvento delle lingue romanze sono stati creati termini specifici per designare il rosa in quanto era diventato un colore simbolico. In precedenza, il termine “rosa” designava esclusivamente il fiore e per indicare questo colore quando si trovava in natura si diceva “rosso chiaro” o “rosso bianco”.
Il rosa nel neuromarketing viene usato per suscitare tenerezza, morbidezza, affettuosità, femminilità, bellezza, amicizia, sensibilità, amore, felicità, dolcezza e viene utilizzato spesso per i settori merceologici dei negozi, nelle scritte delle pubblicità e nei packaging dei prodotti dei settori infantili, nuziali, dolciari e femminili. Si trova anche in alcuni marchi, ad esempio quello molto noto di Barbie. Inoltre, non è un caso che il genere letterario d’amore, destinato soprattutto ad un pubblico femminile, venga identificato con il termine di “romanzi rosa”.
È dimostrato che il rosa induca calma, combatta lo stress, riduca l’aggressività e incuta speranza ed infatti è ideale per le tinte delle pareti degli ospedali, delle carceri e delle scuole.
Non a caso gli “angeli rosa” dell’ Ospedale Bambin Gesù di Roma sono chiamati così perché indossano un camice a righe bianche e rosa (lo stesso colore rosa è usato da altri volontari presso gli ospedali pediatrici in varie parti del mondo), ma fuori da un simile contesto un uso eccessivo del rosa nell’abbigliamento, così come negli accessori per la casa, l’ufficio o l’auto, può anche significare una richiesta di essere accettati, coccolati, una mancanza di potere decisionale e di autostima, una delicatezza che si trasforma in debolezza.
Positiva è anche la scelta del rosa sulle pareti degli uffici dove si svolgono lavori creativi ma va usato con cautela perché non è apprezzato da tutti in quanto ritenuto troppo femminile.
In Occidente il rosa per lungo tempo è stato considerato una sfumatura di rosso, più chiara e poco apprezzata. Bisogna però tenere conto che nell’ambito della tintura e della pittura non si sapevano realizzare bei toni di rosa, nitidi e luminosi come sono in natura. Poi, alla fine del Medioevo il rosa venne rivalutato, in particolare nei tessuti e nell’abbigliamento. Il motivo fu la scoperta di un legno pregiato, il cosiddetto “legno brasilium”, importato dalle Indie e da Sumatra, dal quale era possibile ricavare dopo una lunga e costosa lavorazione il rosa, anche se instabile. Successivamente la scoperta di un legno simile in America Latina, che ha dato poi il suo nome al Brasile, favorì tra il XVI e il XVIII secolo la diffusione di toni di rosa di migliore qualità.
Nel XIX secolo i teorici rifiutarono ancora al rosa lo statuto d’autentico colore e preferirono considerarlo sempre una mescolanza di bianco e rosso. Da allora in poi, grazie ai colori di sintesi che vennero prodotti, fu possibile ottenere il rosa mescolando questi due colori, cosa prima non in uso e s’imparò quindi ad ottenerlo con facilità. Questa produzione ha fatto sì però che i rosa risultassero spesso tinte visibilmente artificiali, assai lontane da quelle riscontrabili in natura.
Durante il Romanticismo ed in particolare nel XVIII secolo il rosa ha acquisito l’attuale simbologia diventando sinonimo di tenerezza, di femminilità e di dolcezza in quanto venne visto come un rosso più attenuato, privato del suo carattere bellicoso e fu da allora che venne coniato il detto “vedere la vita in rosa”.
Poi, dal XIX secolo, il rosa assunse anche connotati di leziosità da qui l’espressione “all’acqua di rosa”.