Che cos’è il lusso?
Il lusso è una deroga dalle reali necessità, da qui nasce il suo apparente essere superfluo.
Esiste però una sostanziale differenza tra la brama del possesso, che non porta al lusso ma un suo simulacro senza valore e la comprensione intima delle cose.
Il lusso ha bisogno di conoscenza. Non c’è lusso senza misura, cioè senza la capacità di identificare contesto e necessità, senza una vera comprensione di noi stessi, di ciò che ci sta intorno e di ciò che ci sta succedendo.
In quest’ultimo anno siamo tornati a casa, nostro unico rifugio e, di conseguenza il concetto di lusso è cambiato. E’ diventato un ritorno alle origini.
Il bello degli spazi si declina verso la semplicità e la raffinatezza delle scelte.
E’ un po’ come ritornare alle origini per riequilibrare una routine sempre più connessa.
Come possiamo fare per rendere il nostro quotidiano più rispondente ai nostri bisogni? Riallacciamoci ai quattro elementi fondamentali della natura: aria, acqua, terra e fuoco e traduciamoli in: luce, aria, suono e acqua per creare ambienti di vita che consentano la riconnessione sociale e favoriscano il senso di appartenenza e di comfort.
Il nuovo lusso consiste nel semplificare ciò di cui si ha bisogno per creare spazi di vita armoniosi.
L’argomento della semplificazione l’ho trattato ampiamente nel libro: “Semplicità fa rima con complessità” dove ho cercato di tradurre i concetti cardine dello Psico Design in maniera più semplice possibile. Questo perché credo fermamente che la semplicità sia un lusso.
Creare ambienti di vita armoniosi ed armonia con le persone richiede una attenta analisi della dinamica familiare, una interpretazione delle necessità cercando di coniugare qualità, sogno e praticità. Se il risultato apparirà semplice e facilmente fruibile significa che il lavoro svolto è stato arduo e complesso. Semplicità e complessità sono sempre interconnesse e mai del tutto separate.
Il lusso ha bisogno di conoscenza.
Saper scegliere e progettare la propria vita in relazione a oggetti, spazi, colori che siano quelli giusti, richiede conoscenza di sé e di quello che sta fuori di sé.
Senza conoscenza non esiste il vero lusso, esiste il mercato del lusso.
Si potrebbe dire che anche la conoscenza è un lusso. Questo è vero, ma è un lusso alla portata di tutti perché viene dallo studio e dalla capacità di considerare e analizzare ciò che ci succede, dalle esperienze e dalle relazioni. E’ un’opportunità per conoscere e per aprirsi.
Se fossimo tutti assetati di sapere, un certo tipo di lusso, quello sguaiato, tossico e impertinente non esisterebbe più.
Come si può eliminare questo lusso tossico?
Credo che bisognerebbe ritornare a cogliere il senso vero delle cose, il loro valore, che non si comunica con immagini glamour o pubblicità che alimentano sogni di possesso, ma con storie vere, intense, umane.
Si potrebbero utilizzare racconti che ci facciano vedere dietro e dentro le cose per coglierne il valore sincero.
I progetti di lusso dovrebbero avere una forte connessione con il territorio. Questo significa rispetto del territorio, conoscenza del territorio, analisi delle nostre necessità e desideri con la capacità di integrarli nella realtà circostante. Significa equilibrio tra cosa si progetta e si costruisce con il paesaggio circostante.
Includere la realtà, il contesto urbano o rurale, considerarne la storia e le origini, conservare “lo spirito dei luoghi”, è il vero lusso.
Come la storia non è solo fatta da generali e comandanti, ma da tanti soldati anonimi, così i nostri paesaggi sono dati da case e abitazioni di gente comune che fanno e faranno la storia dell’architettura.
E’ proprio su questo punto che occorre concentrare e focalizzare il concetto di lusso, lusso che si esplica nella conoscenza di chi veramente siamo e non solo su ciò che possediamo.