C’è chi costruisce una casa in modo lento, laborioso, significativo, resiliente e chi invece, considera il cambiamento abitativo come un’avventura meravigliosa
Modi diversi di abitare. Che significato hanno per noi, le nostre cose e le nostre case?
Diamo uno sguardo al mondo animale e avviciniamoci a due comportamenti completamente diversi: la chiocciola e il paguro.
La chiocciola, ci insegna quanto la costruzione della propria casa sia un gesto laborioso, lento, significativo e resiliente.
Il paguro trasloca spesso e volentieri in cerca di una casa più grande e confortevole. Vive portandosi dietro la sua piccola casa, una conchiglia, all’interno della quale trova rifugio temporaneo fino al momento in cui, diventata ormai troppo stretta, la abbonda per una più grande e confortevole.
Entrambe le tesi hanno un valore e un senso.
Una, vista dalla sponda dell’altra, potrebbe anche sembrare una soluzione desiderabile: è probabile che qualcuno abbia le sue buone ragioni per desiderare la stabilità e nello stesso tempo qualcun’altro, se sapesse di un’alternativa possibile, ne farebbe volentieri a meno, in cambio della libertà.
Anche nel mondo degli umani ci sono chiocciole e paguri. Ma se si incontrassero paguro e chiocciola, farebbero molta fatica a far capire l’uno all’altra le proprie ragioni.
Come la favola della formica e della cicala, diventata metafora dell’atteggiamento umano nei confronti del risparmio, i comportamenti da paguro e abitudini da chiocciola, ben rappresentano i comportamenti delle persone sul tema dell’abitare.
Ovviamente parliamo di una fetta privilegiata di persone, di una piccola parte di umanità, con la possibilità di scegliere che si situa tra due ampie porzioni di individui costretti a cambiare continuamente o a non poterlo fare mai, quelli che sono nati paguri o chiocciole, senza tanta scelta. Gli uomini per i quali il nomadismo è una scelta imposta e la fissa dimora un’utopia, dall’altra quelli costretti ad abitare stabilmente in precarie condizioni, senza alcuna aspirazione di miglioramento e resistenza al degrado.
Riguardo a chi ha possibilità di scelta, si stima che l’80% viva in una casa di proprietà, dalla quale traslocherà all’incirca tre o quattro volte nella vita per spostarsi in un’altra abitazione di appartenenza. Queste persone sono al contempo un po’ paguri, un po’ chiocciole.
Ci sono i paguri che si comportano come chiocciole, non costruiscono una casa che li seguirà e si modificherà con loro, ma portano con sé un insieme di oggetti dai quali si sentono rappresentati che saranno, in ogni luogo, la loro definizione di casa.
Abbiamo poi le chiocciole che pur avendo una casa, scelgono di vivere come paguri, cambiando continuamente. Alcuni lasciano case che verranno abitate da altre persone, magari con una permanenza di pochi giorni. Quindi case di chiocciole che diventano contenitori per paguri.
In questa situazione che ruolo hanno gli oggetti, ossia i primi, stabili abitanti delle case?
Apparentemente si potrebbe pensare che chi sceglie il nomadismo professi un disinteresse per le cose, in realtà questi nuovi comportamenti hanno determinato un atteggiamento molto interessato agli oggetti.
Anni addietro negli annunci “affittasi”, la dicitura più utilizzata era “parzialmente arredato”. La casa aveva il minimo indispensabile, si tralasciava tutto ciò che era superfluo e ci si concentrava sugli arredi principali: letto, armadio, sanitari, cucina. Oggi invece le offerte delle case arredate in affitto e i vari Airbnb dedicano una grandissima cura ai dettagli della casa, perché l’ospite si aspetta una casa curata e gli oggetti scelti con gusto, al punto tale che paradossalmente la personalità che trova espressione nell’arredamento si collochi in altre case da quelle che abitiamo veramente. Un modo di parlare di noi proprio quando non ci siamo, come se queste cose, oltre le persone, oltre le funzioni, oltre l’abbandono, esistessero anche senza di noi o quando noi non ci siamo più.