Osservare il mondo che passa.
La casa continua ad essere nei nostri cuori un luogo magico.
Un luogo dove la soglia di casa rappresenta una barriera tra il dentro e il fuori.
Ma le finestre cosa rappresentano?
Mi viene da affermare che le finestre siano occhi sul mondo. Spesse volte celate da tendaggi che diventano protagonisti dell’abitare.
Passiamo dalla finestra della casa tradizionale all’estremismo della trasparenza assoluta.
Una casa senza finestre è come un uomo senza vista. Le finestre ci permettono di accogliere la luce, l’aria, spesso soddisfano i nostri bisogni di colore o le nostre curiosità. Altre volte ci aiutano a soddisfare bisogni di evasione.
Porte, finestre, logge, balconi sono tutti elementi che connettono il dentro con il fuori, ciò che reputiamo “nostro” da quello che consideriamo il fuori di noi.
Ma che significato ha la finestra della nostra casa?
Personalmente credo soddisfi un bisogno e un desiderio di essere connessi con il mondo in maniera protetta: con la natura, con l’aria, con i colori, ma anche curiosità e controllo, desiderio di evasione e di approfondimento psicologico. Altre volte non servono a nulla di tutto questo.
Attraverso le finestre è come se noi guardassimo il mondo con una limitazione che ci consente una certa visuale e angolatura, una spazialità che conosciamo bene ma di cui abbiamo bisogno ogni giorno.
Molte volte noi guardiamo fuori dalla finestra ma in realtà non stiamo veramente osservando ciò che è sotto il nostro sguardo, siamo persi nei nostri pensieri, oppure sogniamo mondi lontani o ancora siamo in una fase riflessiva.
Guardare fuori dalla finestra, lasciar vagare gli occhi al di là dei vetri, non è sinonimo di perdita di tempo. Perché a volte chi guarda attraverso questa soglia non ha interesse a vedere il mondo esterno, bensì desidera navigare attraverso l’introspezione, raggiungere i suoi mondi interiori alla ricerca di nuove possibilità.
Chi conosce Edward Hopper ricorderà senz’altro tutte i quadri in cui vi è una donna sola davanti a una finestra. A volte è una stanza d’albergo, a volte una stanza da letto o un bar… L’immagine è sempre la stessa: uno sguardo femminile che sembra superare il vetro e trovarsi a miglia di distanza da quel piccolo spazio che lo circonda.
Cosa guardano queste donne?
La risposta è semplice: tutto e niente al contempo.
Hopper era un esperto nel creare stati d’animo e atmosfere in cui lasciarsi contagiare da emozioni di definizione non semplice. La luce, le forme, i colori: tutto doveva favorire una determinata sensazione. Per questo motivo usava spesso la risorsa di una finestra vicino ai suoi personaggi.
Le finestre sono soglie per la mente umana. Spesso sono la risorsa indispensabile per ogni sognatore. Anche per chi ha bisogno di riposo dopo un giorno stressante e appoggia la fronte sul vetro freddo di un finestrino della metropolitana. È in questo momento che lo sguardo si rilassa e l’immaginazione si accende. È in questo momento che iniziamo a sognare a occhi aperti e il nostro cervello trova sollievo, libertà, benessere.
In una qualsiasi classe di scuola elementare è facile trovare un bambino che guarda fuori dalla finestra. Sono assenti, scollegati dall’ambiente circostante, ma collegati alle loro divagazioni, alle loro fantasticherie.
Mentre cresciamo, questo comportamento, lungi dal venire corretto, persiste con entusiasmo. Tuttavia continua ad essere mal visto. Perché guardare fuori dalla finestra è sinonimo di improduttività, di non essere presenti nell’immediatezza che ci circonda, nelle responsabilità che abbiamo.
Ammettiamolo, raramente siamo autorizzati a immergerci nei nostri stati mentali per sapere cosa sta succedendo lì dentro. Perché chiunque lo fa rimane immobile, non genera nulla, non dimostra nulla. E questo, in una società orientata ai risultati, è poco meno che un sacrilegio.
Forse per questo motivo guardare fuori dalla finestra è un esercizio che preferiamo fare in solitudine. Vuol dire lasciare gli occhi in quel limite suggestivo creato da un vetro per guardare, senza vedere, quello che succede fuori.
Sognare a occhi aperti rappresenta l’arte di trovare meraviglie nascoste nel cervello. Significa allenare la mente per espanderla ancora di più attraverso l’introspezione, la curiosità, il simbolismo e l’immaginazione.
Tutto il potenziale nascosto in ognuno di noi può essere ritrovato davanti a una finestra. Guardare fuori dalla finestra in un certo momento della giornata equivale a prendere un appuntamento con sé stessi. Significa attraversare la soglia di quel mondo interiore così spesso trascurato. Quel mondo che non serviamo o nutriamo perché l’esterno esige troppo da noi. La società di oggi ci vuole iperconnessi, appesi a stimoli infiniti.
Cerchiamo quindi di imparare a fissare dei limiti e ad andare di tanto in tanto davanti alla finestra. Davanti a quel riflesso dove sono contenuti i nostri sogni, dove sbirciare la nostra bellezza interiore e un mondo pieno di infinite possibilità.
Davanti ad una finestra possiamo guardare il mondo fuori e dentro di noi. Dipende dal momento, dipende da noi!
A volte è automatico: ci avviciniamo alla finestra, qualcosa attira la nostra attenzione e guardiamo mentre il tempo scorre lentamente ed inesorabilmente.
Molte persone lo fanno provando un certo senso di colpa, si rimproverano di sprecare tempo pensando che guardare fuori dalla finestra sia un atto passivo, che non serve a nulla. Ma quell’atto di lasciare che gli occhi osservino liberamente il paesaggio, mentre la mente che vaga si rilassa, è molto più utile di quanto immaginiamo.
“Non è sempre facile distinguere tra pensare e guardare fuori dalla finestra” sostiene Wallace Stevens. Il punto è che questo atto di “procrastinazione” non implica solo vedere quello che sta succedendo fuori, ma può diventare un esercizio per scoprire i contenuti della nostra mente.
Platone suggerì che le nostre idee sono come uccelli che svolazzano nella voliera del nostro cervello. Perché gli uccelli si stabiliscano, egli considerò che abbiamo bisogno di periodi di calma senza nessun proposito particolare.
Guardare fuori dalla finestra ci offre questa possibilità. Vedere il mondo passare mentre siamo tranquilli e rilassati è come se per qualche minuto scendessimo dal treno in corsa. Non abbiamo un obiettivo specifico e la nostra attenzione vaga senza meta, quindi il semplice atto di guardare fuori dalla finestra può essere quasi rilassante e ristoratore quanto la meditazione.
Non dobbiamo dimenticare che ogni tanto il nostro cervello ha semplicemente bisogno di “disconnettersi”, un periodo che gli serve per “resettarsi” e ci aiuta a ricaricare l’energia.
Pertanto, soprattutto oggi, in un’epoca in cui siamo sempre connessi e riceviamo costantemente informazioni, è importante lasciare spazio alla mente per vagare senza meta.
Un modo per farlo è sedersi davanti alla finestra e osservare il mondo che passa.