Partiamo dal concetto di casa come luogo del benessere nel senso di bene-essere, ossia stare bene, a proprio agio. Spazio non solo fisico, ma anche luogo dove ciascun individuo può permettessi uno “spazio mentale”, “uno spazio per pensare”. Un luogo proprio, come bisogno legittimo di ciascun individuo, anche se all’interno di una famiglia o di una coppia dove più membri vivono sotto lo stesso tetto. Lo Spazio Bolla.
L’aumentata complessità delle nostre esigenze richiede flessibilità.
La casa deve contenere in sé, oltre a quegli spazi propriamente tecnologici, il cui posizionamento viene fissato e definito, spazi di qualità, atmosfere in grado di creare emozioni e che permettano di cambiare spazio, modificare il suo funzionamento a seconda delle esigenze del ciclo di vita, delle stagioni e dei desideri.
La casa odierna dovrebbe essere un vuoto flessibile che lasci ai suoi componenti la massima libertà di movimento e di appropriazione di spazi.
Lo “spazio bolla”, appartiene a questo di vuoto flessibile, è uno spazio più mentale che fisico, all’interno di uno spazio intimo condiviso: la casa.
Se la casa è un luogo da vivere e non un luogo dove stare, allora non possiamo non considerare il fatto che possono sussistere contemporaneamente più esigenze, magari divergenti tra le persone che condividono uno spazio abitativo e in una realtà così intima come le mura domestiche.
Facciamo l’esempio di una famiglia con figli. I bisogni e i tempi di condivisione di uno spazio sono diversi. Magari c’è chi ha bisogno di rilassare la mente e chi invece di giocare o parlare insieme.
Come fare? A chi o a che cosa dare la priorità: alle proprie necessità o quelle degli altri?
Facciamo un salto indietro nella storia.
Rispetto all’organizzazione degli spazi all’interno della casa, nell’esperienza quotidiana dell’abitare, un tempo forse più che attualmente, la donna era signora del profondo. Nell’organizzazione dello spazio era ordinatrice indiscussa; aveva dominio sui contenitori, nei ripostigli, nei posti assegnati agli oggetti in quanto luoghi che diventano segreta esistenza della casa. Riporre le cose, stabilire gerarchie spaziali nelle varie tipologie di oggetti, dalla biancheria agli abiti, dall’argenteria alle pentole, dagli utensili di tutti i giorni è un progetto che esula dalla ragione architettonica, oggettiva e sociale, ma è elaborato in base alla soggettività che contemporaneamente cerca rispecchiamento e rispecchia al tempo stesso l’individuo nella sua unicità.
Il criterio dell’ordine sfugge alla semplice razionalità ma va oltre ai principi della logica e alle norme spaziali dettate dalla praticità, ma si addentra nell’intimità che non è celata agli occhi degli altri ed è regolata da codici che vanno ricercati nel modo di vivere la casa e di farla vivere.
Questo spiega perché un tempo, la supremazia casalinga della donna era segnata dal mazzo di chiavi appeso alla cintola. Queste chiavi indicavano non tanto un diritto di proprietà quanto una regolarità di gestione e la conoscenza di “mappe” indispensabili per il “governo” della casa e della famiglia. Questo detenere le chiavi era la premessa per dispensare, distribuire e provvedere alle necessità altrui. Sapere il posto di tutte le cose era una conoscenza legittimata dal sapere il posto di tutte le cose e dall’offrirle al momento opportuno, con parsimonia e senza spreco.
Semplificando moltissimo l’intricato rapporto di coppia nei confronti dell’abitazione, si può dire che un tempo, l’uomo era in un certo senso “ospite” in casa sua, mentre la donna aveva un rapporto con la casa, di maggior responsabilità.
Ovviamente questo modo di abitare rappresenta i contorni generali dell’esperienza abitativa, i limiti estremi.
Con il tempo, la complessità dell’universo abitativo ha modificato di gran lunga i comportamenti sia femminili che maschili, creando un processo di adattamento e di evoluzione continua in rapporto al mutare degli spazi e dei ruoli di chi vi abita.
Se questo è vero per l’uso dello spazio e per la disposizione degli arredi o delle suppellettili, non sempre è altrettanto vero sulla possibilità di avere uno spazio tutto per sé, dove pensare, leggere, rilassarsi, senza l’interferenza di chi con noi vive. Questo spazio si può identificare con una precisa realtà: la mia scrivania, il mio studio, il mio angolo giochi, ma quando questo non è realmente fattibile, allora bisogna “crearsi” e permettersi uno spazio in cui noi possiamo restare con noi stessi, possiamo rilassare la mente ed il corpo anche in una situazione di convivenza. Non dimentichiamoci che la casa ospita non solo mobili, ma relazioni. Questo cosa significa? Cosa vuol dire: la casa ospita relazioni?
Vuol dire che per comprendere come ottimizzare lo spazio, come renderlo unico e piacevole dobbiamo relazionarci con un altro essere umano che se anche molto vicino a noi affettivamente può avere gusti, desideri, bisogni diversi dai nostri, dei quali dobbiamo tenerne conto ed imparare a confrontarci nel rispetto dell’altro e delle nostre necessità. Dobbiamo imparare ad ascoltare senza giudicare in anticipo. Dobbiamo imparare ad esprimere i nostri pensieri in modo chiaro, diretto e comprensibile.
Sembra banale e dato per scontato ma non lo è affatto. Molte volte ciò che pensiamo non è esattamente ciò che verbalizziamo. Pensiamo che l’altro in qualche modo comprenda il nostro pensiero, ma non è così. L’altro può comprendere il nostro dire non il nostro cervello. Impariamo a comunicare in modo chiaro, impariamo ad entrare in relazione con l’altro, impariamo a metterci nella posizione di ascolto, impariamo a metterci nella condizione di comprendere e di farci comprendere.
Per esempio, se ritornando dal lavoro, sentiamo la necessità di restare 10 minuti in silenzio in camera, senza dover ascoltare partner e figli, allora diciamolo: “Ora resto un po’ in silenzio da sola, tra poco quando saremo a tavola, ti ascolterò, parleremo e poi giocheremo insieme…” Oppure: “Ora leggerò o ascolterò un po’ di musica, dopo potremo cucinare insieme”
Se saremo capaci di fare questo, ogni nostra scelta sarà più semplice, le relazioni nella nostra casa saranno più rilassate, così come in molti altri settori della nostra vita, perché avremo imparato che ognuno ha il bisogno fondamentale di condividere del tempo e dello spazio con sé stesso e anche con gli altri.
Lo spazio bolla, può rivelarsi molto utile non solamente per ogni individuo, ma per una sana relazione tra i membri di una famiglia.