La quarantena ha messo in luce la necessità di luoghi, nelle nostre case destinati allo smart working. E, di fianco alle esigenze di lavoro sono anche emerse quelle dell’entertainment: spazi dove poter giocare, da soli o in compagnia
Due emergenze inedite? Sì e no.
Se si analizza il fenomeno in prospettiva storica, la richiesta di una stanza in più è comune da tempo.
Oggi tocca alle postazioni di lavoro, ieri era qualche altra esigenza a prevalere.
Diciamo che la quarantena ha messo in luce alcune priorità, ma non scopriamo certo adesso che una casa funzionale deve essere una casa ben progettata.
La soluzione, prima ancora che dal design passa dall’architettura. “Le risposte devono arrivare dallo spazio, da come viene pensato e distribuito.
Non stupisce, allora, che molte delle risposte alle esigenze di oggi, si possano trovare in un progetto che consideri il vivere contemporaneo e che contempli “le dimensioni umane dell’abitazione intese come dimensioni psicologiche”.
Ovvero, “si cercano di interpretare i mutamenti che hanno determinato l’esclusione del tradizionale concetto di ‘fusione’, a favore di una maggiore autonomia dei componenti della coppia. La distribuzione degli spazi separa, all’interno di un’unica cellula abitativa, i momenti privati di ciascun componente e i momenti comuni. In questa separazione si riflette l’esigenza di dotare ciascun ambiente di uno spazio personale, determinando così la libera scelta, e non la necessità, di vivere insieme gli spazi comuni”.
Oggi più che in passato vi è la necessità di redistribuire lo spazio in base alle esigenze personali di ciascuno. Ecco che lo spazio diventa uno spazio psicologico pur conservando le dimensioni di quello della casa e quindi anche di condivisione.
Anche se uno spazio di condivisione è vissuto da ogni componente, sarà proprio la considerazione dell’aspetto psicologico di ciascuno a trasformarlo affinché diventi “su misura” di chi maggiormente lo vive.
Allora la camera da letto perde la sua unica funzione di luogo di riposo e di non attività, per acquisire quello di postazione di lavoro o di studio.
Il salotto o la cucina si possono trasformare momentaneamente in luoghi di svago e di intrattenimento nel momento in cui i collegamenti da remoto mettono in rapporto visivo persone lontane.
Ecco che si palesano nuove abitudini, nuovi modi di vivere e nuovi modi di strutturare lo spazio. Non a caso in questo periodo molti hanno amato o odiato la propria casa. Molti hanno deciso di ristrutturare o di cambiare arredamento.
L’aspetto più rilevante è dato dalla capacità di ciascuno di saper far fronte ad esigenze sconosciute per integrarle con ciò che invece era conosciuto.
Ne sono nati spazi nuovi, spazi che vedono accanto alle attività domestiche , quelle lavorative e scolastiche. In alcuni casi la soluzione non è stata penalizzante, in altre si rivelata più complessa .
Insieme allo spazio che muta, devono mutare anche le relazioni e i tempi dedicati a più attività contemporaneamente. Mi riferisco ad una madre lavoratrice che deve prestare attenzione anche alle esigenze dei figli in età scolare e prescolare. Non sempre è semplice.
Il tavolo del soggiorno si può trasformare temporaneamente in scrivania o in tavolo del bricolage o della pittura.
Questo la dice lunga sulla molteplicità delle attività che si svolgono in casa a cui accennavo prima. E se un tempo, forse, si ricercavano meno questi angoli di lavoro, studio, svago, all’interno delle mura domestiche, ora è una richiesta e una necessità.
Rispettare questa flessibilità e favorirla sembra essere il modo migliore possibile per permettere una serena e dinamica convivenza di molteplici esigenze che coesistono all’interno di una casa e di una famiglia.
Un tempo che ha portato mutamenti e che ci spinge a guardare le cose da un nuovo punto di vista.
Non perdiamo l’opportunità per apprendere nuovi modi di comportamento e nuovi modi di vivere la casa!